Una campagna propagandistica del regime fascista: la battaglia del grano

Del fondo conservato in Museo di circa 1500 diapositive su vetro alla gelatina bromuro fa parte un raccolta di 50 immagini che illustra una delle iniziative più note del regime fascista: la cosiddetta “battaglia del grano”. Annunciata da Mussolini nel 1925, ebbe come obiettivo l’autosufficienza cerealicola dell’Italia da ottenere con l’espansione delle colture, con la semina di grani selezionati ed adatti al tipo di terreno, con la meccanizzazione dell’agricoltura e, soprattutto, con la bonifica delle aree paludose e malariche, su cui il regime avrebbe costruito villaggi e città.

battaglia grano

Le immagini si snodano secondo un filo conduttore chiarissimo, di stampo propagandistico.

Si inizia con il Duce che premia i "militi devoti della Vittoria del grano" (immagine) e si continua con una rassegna di macchine che alleviano la fatica dell'uomo e modernizzano l'agricoltura, entrando nelle fondamentali operazioni di aratura (immagine), concimazione (immagine), semina (immagine), erpicatura (immagine), rincalzatura (immagine), sarchiatura (immagine), mietitura (immagine) e trebbiatura (immagine). Spesso la macchina ha bisogno della trazione animale (immagine immagine immagine immagine). Qua e là sono inserite immagini di specie di frumento differenti adatte a terreni diversi (immagine immagine immagine) e di rigogliosi campi di grano (immagine immagine immagine). Qui si fanno interessanti i nomi: se Edda, per denominare una spiga, è un tributo alla figlia del Duce, Tripoli ricorda le conquiste coloniali. Altre specie che non compaiono in queste immagini, avevano ricevuto il nome di Mentana e Villa Glori per la riappropriazione del mito garibaldino, non senza una traccia di anticlericalismo. Il frumento Ardito e Vittorio Veneto ci riportano il mito della Grande Guerra, dei cui valori il fascismo vuole essere custode e continuatore. Insomma un compendio di storia e glorie attraverso le spighe.


Si apre poi il capitolo della bonifica: paesaggi prepotentemente rimodellati e adattati ai bisogni dell'uomo (immagine immagine immagine immagine immagine immagine). Terreni vengono spianati (immagine immagine), creste livellate con la dinamite (immagine), terreni prima incolti vengono messi a coltura (immagine immagine) ed arati in profondità (immagine). Laddove cresceva un'invadente ed inutile vegetazione palustre (immagine) sorgono, con l'opera di bonifica ed appoderamento, case (immagine immagine immagine immagine), strade (immagine), scuole (immagine), aziende (immagine immagine), persino uno stabilimento enologico (immagine). Si veda la più retorica delle didascalie "Bonifica di Terralba. Sorgono le case e biondeggiano le messi": è il linguaggio dei cinegiornali Luce. D'altra parte la campagna propagandistica è una.

Il tema più insistito è quello della sistemazione idraulica dei territori bonificati. Si va dall'impianto di sollevamento dell'acqua a scopo irriguo (immagine) all'acquedotto in cemento armato (immagine), alle dighe (immagine immagine), alla tubazione per irrigazione (immagine). Anche l'immagine più efficace della serie riguarda questo tema: è l'immagine (immagine) dedicata ad una pompa centrifuga le cui proporzioni sono esaltate dal confronto con l'uomo posto a fianco. Realizzata da un'industria italiana, la Franco Tosi di Legnano, aveva dimensioni titaniche e forse prestazioni straordinarie e valeva a celebrare l'intelligenza e la perizia costruttiva italiana oltre che la volontà del regime di rinnovare il paese con una prepotente modernizzazione dei mezzi tecnici, usati dall'uomo, non certo dei rapporti tra gli uomini o dei modelli sociali di comportamento.


Le diapositive sono montate a pacchetto con lastra di protezione e carta gommata nera incollata lungo i bordi. Sono materiali di scarsa qualità tecnica che lasciano supporre una riproduzione da positivi o da libri.

Che il pacchetto non sia confezionato con troppa cura risulta anche dall'immagine ripetuta (immagine) ma proposta con differente didascalia. Nel primo caso è una "Semina a file abbinate", nel secondo "Un campo di frumento seminato a file abbinate". E' come se il curatore, arrivato alla quarantanovesima diapositiva, per fare cinquanta, ne avesse cercato una abbastanza generica da non dare nell'occhio allo spettatore, sia pure attento.

Che le cinquanta diapositive siano state usate dalla didattica di allora non sappiamo - ma di insegnanti proni al regime il "Galvani" ne aveva - che abbiano entusiasmato gli studenti lo possiamo escludere. Per noi oggi sono una fonte storica di un certo interesse, capace di introdurre ad un discorso articolato sul regime fascista, sulla società italiana e sulla scuola. Il distacco con cui vengono guardate dallo studente odierno ne rende l'utilizzazione proficua, soprattutto quando si crede che nei giovani la consapevolezza del passato debba crescere non sui racconti manualistici.

Bibliografia di riferimento

“I Quaderni di cultura del Galvani”, Anno 10, Nuova serie, Numero 1 2003-2004

[Meris Gaspari]